Oltre le pietre di San Lorenzo
Un ultimo scampolo di autunno e due spicchi d’inverno non sono tempo sufficientemente lungo per raffreddare emozioni e sfumare i ricordi d'una sera di fine ottobre.
La musica, si sa, talvolta gioca strani scherzi, burlandosi di chi la fa e di chi l’ascolta. Col suo potere seduttivo punta dritto al cuore, suscitando sensazioni, risvegliando emozioni, divertendosi a scarmigliare i sentimenti, toccando quelle corde, insomma, nelle quali le note sanno insinuarsi con incredibile leggerezza quanto con inquietante determinazione.
Anche un semplice concerto di beneficenza, può così diventare qualcosa di più, come accaduto per la serata a sostegno della LIFC, lo scorso 30 ottobre, nella badia di San Lorenzo.
Evento importante e gratificante, innanzitutto per i Musici Cantori che ne sono stati i promotori, ma anche per chi, dai banchi, ha saputo andare oltre l'ascolto e lo sguardo, vivendo questo momento come splendida occasione di incontro: incontro di musica e di parole, di speranze e di attese, di presenze e di assenze. Pur non essendo stato possibile infatti - per ragioni di salute e prevenzione non certo scontate - accogliere le persone alle quali l’evento era direttamente rivolto, la musica è riuscita a tessere ancora una volta quel filo invisibile che le consente di raggiungere e percorrere le più distanti e spesso imperscrutabili latitudini umane, quelle del cuore e dell’anima. Quel filo, oltrepassando idealmente le pietre secolari di San Lorenzo, ha stretto in un unico abbraccio tante persone fisicamente lontane portandole ad essere, per un istante, presenti e vicine al pubblico.
Ponderate ed efficaci le parole della Presidente dell’ Associazione. Parole, quelle di Angela Trenti, volte a testimoniare realisticamente cosa sia la fibrosi cistica, non certo con l’intento di suscitare sentimenti pietistici quanto, piuttosto, per illustrare con fiducia ed ottimismo un’evoluzione che lascia intravedere prospettive nuove e positive, sottolineando i progressi della ricerca, l’efficacia delle nuove cure ed il significativo incremento delle aspettative di vita.
San Lorenzo. Inevitabile il richiamo a lontane atmosfere pascoliane e, ancor di più, il riferimento ad una notte d’agosto, notte di stelle cadenti e di desideri. Inevitabile e non certo casuale perché, in fondo, il desiderio accomuna chi ha vissuto l’evento del 30 ottobre, chi ha cantato, chi ha ascoltato e perfino chi ha partecipato a distanza.
In effetti, chi canta non sempre si limita a considerare la musica come semplice – seppur importante – momento di condivisione di una passione artistica che accomuna voci ed animi. Si può, infatti, cantare desiderando vivere la musica come preziosa opportunità per raggiungere latitudini umane, appunto, apparentemente così lontane, ma in realtà molto più vicine di quanto la propria esistenza – talvolta un po’ troppo comoda- permetta di vedere.
Poi c’è il desiderio di chi, condividendo attese e speranze e vivendo, nella malattia, ogni piccolo progresso come uno splendido e sacrosanto successo, deve tuttavia misurarsi con una quotidianità che non sempre fa sconti e che talvolta si presenta come un percorso in salita, un sesto grado impegnativo, addolcito dal miraggio e dal fascino della conquista, sostenuto dalla propria forza di volontà, dal calore e dalla vicinanza degli affetti, ma reso difficoltoso dall’ingombro di uno zaino talora appesantito da piccole e grandi delusioni, da qualche amarezza o da un senso di solitudine.
Al di là dell’amare o non amare la musica, dell’essere sani o malati, è bello affidare al cielo uno o più desideri in una notte di mezza estate quando, anche per un solo istante, l’impossibile può diventare possibile. Ma, al di là di qualsiasi considerazione romantica, è altrettanto vero che relegare queste richieste alla magia di una sola notte sarebbe troppo riduttivo.
E dal momento che il desiderio è effettivamente il punto di partenza di ogni attesa, di qualsiasi speranza e dei risultati che da queste possono scaturire, ogni uomo ha il diritto e il dovere di esprimere i propri desideri malgrado tutto, senza mai perdere la voglia di coltivarli, ma continuando a sognarli e ad amarli. Sempre.
Ed ecco perché, dal ricordo di una serata di fine ottobre, può nascere la voglia, il desiderio di un altro incontro, di nuovi incontri, per ritrovarsi e lasciarsi ancora una volta guidare dalla musica, per riprendere quel filo che supera e vince ogni distanza rendendoci più vicini, più attenti e sensibili nel guardare a chi, affrontando tenacemente le difficoltà di una lotta quotidiana, può diventare importante riferimento per ognuno di noi.
Daniela Carloni